I 60 ANNI DI SILHOUETTE TRA SOSTENIBILITà E LEGGEREZZA

Conoscere i processi produttivi delle manifatture e vedere da vicino come nascono gli abiti e gli accessori del nostro vestire è un’esperienza sempre interessante per chi si occupa di moda e di raccontarla. Consente di analizzare l’intero processo che dall’idea porta alla realizzazione del prodotto finale, e di comprendere appieno il valore reale di ogni oggetto. Un valore spesso nascosto, sconosciuto, intangibile, ma non per questo meno “valido”, tutt’altro! “L’essenziale è invisibile agli occhi” diceva la volpe al piccolo principe nel libro di Saint-Exupery, e mai l’abusata citazione potrebbe essere più azzeccata come in questo caso, in cui parliamo di occhi, vista, leggerezza e (apparente) semplicità. Andare oltre ciò che è (in)visibile, per comprendere le cose (e come nascono).

La storia di Silhouette: come nascono gli occhiali Made in Austria

È quello che mi è accaduto durante un viaggio a Linz, città UNESCO affacciata sul Danubio, per visitare l’headquarter di Silhouette, azienda di occhiali Made in Austria fondata nel 1964, che da allora continua a essere orgogliosamente a conduzione familiare (alla terza generazione) e che - seppur nella sua internazionalità con filiali e distributori in tutto il mondo e dimensioni da record (già nel 2022 l’azienda aveva venduto 1,3 milioni di occhiali intorno al globo) - ha nell’artigianalità e nella leadership dell’ottica di alta gamma le sue signature.

Un’azienda globale con oltre 800 dipendenti solo nell’headquarter di Linz, simbolo dell’orgoglio austriaco: “Per noi il Made in Austria è garanzia di qualità ed è investimento nelle nostre radici. Siamo nati qui e qui è dove tutto accade” ci dicono durante il tour tra i vari reparti e noi lo vediamo con i nostri occhi, seguendo passo dopo passo tutti gli step che portano al prodotto finale. L’azienda produce non solo le montature, ma dal 2017 anche le lenti per i suoi occhiali, così come i macchinari di volta in volta necessari per i bisogni produttivi. Tutto è minuzioso, ogni passaggio scrupolosissimo e l’80% del processo produttivo è handmade. Si parte dal metallo, dai lunghi tondini di metallo, da cui vengono ricavate le aste e già quella è un’opera di alto artigianato oltre che di ingegneria. Ogni asta è lavorata, pressata tagliata e poi curvata con la mano dell’uomo. Anche l’assemblaggio è manuale, e quando arrivo alla postazione in cui si avvitano a mano le microscopiche viti per fissare le lenti alla montatura (in media una persona fa 180 occhiali al giorno) e mi metto all’opera per testare la mia potenziale capacità produttiva mi rendo conto delle grandi abilità custodite nelle mani operose e nei gesti fermi e precisi di chi lavora a quei banchetti. Gesti all’apparenza semplici, elementari, che qualcuno potrebbe derubricare a meccanici, che invece rivelano un saper fare esemplare e prezioso: un valore umano che è patrimonio aziendale. È (anche e sopratutto) in questi piccoli/grandi gesti che risiede il know how, la qualità e l’eccellenza di Silhouette. Un’azienda che ha saputo coniugare l’artigianalità, l’umanità e la manualità all’innovazione tecnologica e all’evoluzione nel design (l’azienda ha 50 brevetti e ricevuto 121 premi internazionali), prendendo il meglio da tutti questi aspetti, intrecciandoli indissolubilmente tra loro per attraversare 6 decadi di storia con prodotti eccellenti. Occhiali di alta gamma. E leggerissimi.

L'occhiale più leggero al mondo: i 25 anni di TMA

Il fiore all’occhiello? Il Titan Minimal Art, non a caso l’occhiale più leggero al mondo con soli 1.8 grammi di peso. Lanciato nel 1999, l’occhiale rimless con le lenti a giorno ha fatto del minimalismo non soltanto il suo tratto estetico ma anche essenziale, il suo DNA: l’assenza di cerniere e di viti, le tecniche di stampaggio a iniezione, l’uso dell’SPX (materiale introdotto nel 1983 che sancì il primo passo del brand nell’era della leggerezza) sono solo alcuni degli aspetti che testimoniano il trademark di Silhouette. Oggi che compie 25 anni, l’icona di casa Silhouette viene celebrata con un’edizione anniversario che racchiude tutta l’esperienza e l’innovazione raggiunti sin qui dal brand: è Cosmic, la mascherina avvolgente con lente ultrasottile e curva, forgiata con metallo leggerissimo. Decisamente il più audace tra i modelli Titan Minimal Art coniuga il rétro glamour anni ’70 al futurismo spaziale e a un design d’ispirazione sci-fi. E sancisce un ulteriore step verso il futuro, verso l’eccellenza visionaria, verso la leggerezza. Una parola chiave, che nell'headquarter di Linz è un vero e proprio mantra.

Leggerezza come assenza di gravità (non a caso la campagna 2024 per il lancio del modello Cosmic TMA parla chiaro: “Born on Earth. Worn In Space” e non a caso è dal 2000 che questi occhiali sono diventati alleati dei viaggi spaziali ). Leggerezza come diminuzione, non solo di peso. Un “less is more” che fa della riduzione l’ambizione costante del brand a 360 gradi: riduzione del consumo dei materiali, riduzione dello spreco e riduzione di ogni tipo di impatto. Una mission che spinge il marchio a creare prodotti fatti per durare nel tempo, sia in termini di stile sia in termini di eccellenza produttiva, e che siano sempre più leggeri e gentili anche nell'impatto sul pianeta.

La sostenibilità di Silhouette

Ecco perché qui assieme alla leggerezza è di casa un’altra parola: sostenibilità. Questa è un’azienda che da sempre antepone la qualità e la responsabilità al profitto veloce. Una responsabilità sociale d’impresa che si declina non solo a livello economico, ma anche sociale ed ecologico.

La sostenibilità per Silhouette è nata insieme a Silhouette stessa, 60 anni fa - mi conferma Thomas Windischbauer COO di Silhouette durante la nostra intervista - è sempre stata un asset importante per i nostri fondatori fin dal primo giorno. Anche se non se ne parlava in termini espliciti, abbiamo sempre cercato di operare in maniera sostenibile, anche perché la nostra sede sorge in un'area protetta, di conservazione delle acque. Poi 8 anni fa abbiamo scelto di portare la questione a un altro livello. Ci siamo accorti che era importante parlarne, ma non per creare una comunicazione accattivante. Bensì per essere un role model anche per le altre aziende e per tutto il nostro staff. Ricordo molto chiaramente il punto di partenza: mettemmo insieme le nostre strategie di sostenibilità e le presentammo ai tutti i membri dell’azienda e ai nostri partner distributori. Ciò che conta quando si parla di sostenibilità è che ci sia un approccio condiviso: era necessario dunque che ogni singola persona all’interno di Silhouette fosse coinvolta. Siamo 800 persone e questo è il grande passo avanti da fare oggi: che ognuno abbia la motivazione per contribuire al nostro viaggio nella sostenibilità. Un viaggio che non finirà mai, siamo consapevoli di questo. Ma fatto di tappe costanti, da segnare e raggiungere con tanti obiettivi misurabili, tangibili e concreti. Siamo convinti che tutto questo sia necessario per il futuro del pianeta e dei nostri figli. Quindi abbiamo grandi motivazioni per farlo.” Ma non è con le belle parole che si fa la sostenibilità, questo da Silhouette lo sanno bene: è solo con obiettivi misurabili, strategie e pilastri concreti che si fissano i percorsi di questo viaggio.“Prima di ogni cosa abbiamo cominciato a misurare. Se vuoi raggiungere degli obiettivi - prosegue Thomas - devi necessariamente poter misurare ciò che fai, altrimenti è greenwashing perché tutti possono dire abbiamo a cuore la sostenibilità, ma bisogna farlo e dimostrarlo. Il consumo di energia e il consumo d’acqua sono due punti importantissimi. Siamo all’interno di un’area protetta di conservazione idrica e d’altro canto abbiamo bisogno di molta acqua per la produzione di alta qualità dei nostri manufatti. Ecco che abbiamo cominciato a concentrarci sul consumo d’acqua e su come poter lavorare per migliorarlo e arrivare ai nostri obiettivi di riduzione. Altro topic fondamentale è quello energetico: abbiamo bisogno di molta energia per la nostra produzione ed è parte consistente della nostra carbon footprint, così abbiamo cominciato a tappezzare ogni area possibile sui tetti del nostro headquarter di pannelli solari così come i fiori solari nel nostro prato che sono il simbolo delle nostre iniziative. Inoltre, altro pilastro fondamentale è l’area della social responsability. Operando in un’area protetta abbiamo delle regole molto rigorose, ma noi siamo andati oltre i livelli e i requisiti imposti.”

In effetti dal 2022 Silhouette vanta una produzione di occhiali a zero emissioni di carbonio con compensazione, e al momento è l'unico produttore di occhiali ad aver ottenuto la certificazione EMAS (Eco-Management and Audit Scheme) dell'UE. Ma ecco, come dice il COO “siamo solo all’inizio di un lungo viaggio”. Oltre ai tetti verdi, il Gruppo ha installato pannelli solari su larga scala in azienda per produrre la propria elettricità, 3 impianti fotovoltaici a fiore per l’approvvigionamento delle 14 stazioni di ricarica elettrica aziendali. A questo si aggiunge un uso attentissimo dell'acqua con propri sistemi di trattamento e un monitoraggio continuo delle acque reflue (3 pozzi sotterranei che consentono un risparmio di circa 1,5 milioni di litri all'anno e un ciclo produttivo e di filtraggio all'avanguardia con cui vengono eliminate completamente tutte le microplastiche generate durante la produzione di lenti, così da garantire un livello pari allo 0% di microplastica così da non contaminare in alcun modo l'approvvigionamento idrico locale

Lo sforzo è costante, su tutti i fronti. Come per esempio nel caso degli scarti di produzione, altro tema oggi sensibilissmo: “Non possiamo evitarli al 100% ma cerchiamo in tutti i modi di ridurli, cerchiamo di riutilizzare il materiale che avanza dal taglio delle lenti, ma è anche vero che per i nostri standard di qualità è un riutilizzo che non possiamo fare al 100%, quindi il resto degli sforzi è sul corretto smaltimento”. Sforzi che oggi - a vedere un’azienda così efficiente e all’apparenza perfetta - sembrano essere naturalmente leggeri come i loro occhiali, perché fanno scomparire i limiti e aprono a nuove possibilità, ma che di certo hanno previsto un lavoro costante di implementazione e perfezionamento. Dev’esserci pur stato un momento sfidante in questo processo di leggerezza, di alleggerimento e di riduzione, chiediamo con franchezza al COO. “Sì, certo. Dopo aver presentato la nostra strategia di sostenibilità, la cosa più importante - ma anche più difficile - era riuscire a motivare tutte le 800 persone interne in questo processo. Oggi possiamo dire di esserci riusciti e di essere in una buona fase: ci sono state delle piccole resistenze perché si pensava che i nostri goal fossero molto ambiziosi, ma dall’altro lato tutti hanno detto di voler fare la propria parte. L’obiettivo su cui siamo maggiormente concentrati in questo momento è quello di diventare carbon neutral a zero compensazione entro il 2026: non nel 2040 o nel 2050 ma fra 2 anni, è un obiettivo imminente ed è molto sfidante, non abbiamo chiaro come raggiungerlo al 100% ma abbiamo delle idee. E nella mia opinione è importante avere questo tipo di goal, perché se avessi detto ai miei team di diventare carbon neutral entro il 2050 probabilmente in molti non ci avrebbero creduto: non tutti si impegnerebbero abbastanza perché è molto lontano. Potrebbe non essere un loro obiettivo perché nel frattempo molti di loro potrebbero essere andati in pensione. In questo modo invece si sentono tutti parte attiva e concreta di qualcosa che potranno vedere e toccare con mano.”

E oggi che la parola sostenibilità aleggia sulle teste di tutti noi, ma spesso rimane lì, astratta, come qualcosa a cui ambire ma difficile da perseguire davvero, chiedo a Thomas qual è stata dunque “la formula magica” con cui Silhouette è riuscita a ingaggiare le sue persone e ad attuare la sua strategia di sostenibilità: “Se dovessi riassumere questa formula in 3 parole, la prima è sicuramente “insieme”: possiamo raggiungere questi obiettivi solo se siamo insieme. La seconda: ogni singola attività conta. Non bisogna focalizzarsi su grandi azioni, ma su ogni piccola attività che contribuisce a raggiungere l’obiettivo. E ciò vuol dire che tutti quanti possono contribuire. La terza: sentirsi responsabili. Se ognuno si sente parte di questo processo sarà molto più facile fare questo percorso. La sostenibilità deve cominciare anche a livello individuale. E infatti sono spesso i dipendenti in prima persona a proporre progetti o a chiedere che si intraprendano specifiche iniziative in tale ambito. Questa per noi è una grande soddisfazione, vuole dire che sta funzionando.” E vedere che sta funzionando… Non ha a che fare, anche questo, con la leggerezza?

Viaggi verso il futuro e cerchi che si chiudono. Niente di meglio per celebrare 60 anni.

PS: E se provassimo anche noi ad applicare "la formula magica di Silhouette"?

2024-04-02T00:13:31Z dg43tfdfdgfd